Gli studenti sardi devono tornare a scuola. La Regione non ha esercitato i poteri autonomistici

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Insegnanti, dirigenti scolastici, universitari, sindaci e altri amministratori locali, dirigenti dei sindacati, esponenti della politica e delle associazioni culturali hanno condiviso un documento sulle scuole scaturito  da una discussione collettiva svoltasi in un’aula virtuale.

Il documento (che pubblichiamo di seguito con le firme dei sottoscrittori) nel dare atto che nella situazione di emergenza la chiusura delle scuole e il ricorso alla didattica a distanza erano le sole decisioni possibili, critica il fatto che la chiusura sia diventata una delle più lunghe al mondo  e che sia stata attuata in modo indiscriminato anche nelle Regioni dove la situazione sanitaria, come nel caso sardo, avrebbe consentito una graduale riapertura in condizioni di sicurezza già nel mese di maggio come accaduto in molti Stati europei  che hanno  indici di contagio ben maggiori.

Il governo regionale è  assente; non ha utilizzato l’Autonomia speciale per una linea di condotta  differenziata; è anzi impegnato a smantellare il programma Iscola, deciso nella precedente  legislatura, che ha già prodotto risultati positivi e che, nella situazione data, andrebbe semmai potenziato.

La retorica sulla scuola è molta ma in realtà la scuola è stata messa all’ultimo posto nell’agenda.

Nel merito il documento considera la didattica a distanza come un fatto eccezionale rispetto alla buona normalità della didattica in presenza e della vita nelle classi. L’esperienza di questi mesi, con i lati positivi, ha fatto emergere, inoltre, grandi disparità fra città e comuni dell’interno e fra le famiglie nella possibilità di accesso alle tecnologie digitali e anche gravi ritardi nella formazione del personale scolastico per il migliore loro utilizzo. Ne è scaturito un debito aggiuntivo nella formazione di studentesse e studenti sardi  tanto più rilevante alla luce degli indicatori sulla formazione  già negativi per un consistente numero di essi.

Settembre è domani. Dovrebbe essere immediatamente concluso un Patto sociale fra istituzioni statali, regionale e comunali , autonomie scolastiche, sindacati, famiglie per un vero Piano operativo con responsabilità e scadenze precise.

Il Piano dovrebbe contenere decisioni urgenti sulle concrete modalità di riapertura a settembre; sull’incremento del personale con procedure rapide compreso quello di sostegno; sul dimensionamento della rete scolastica regionale: il piano vigente è in conflitto  con la necessità di avere classi meno numerose e con maggiori spazi; su un servizio  adeguato e sicuro di trasporto scolastico; sul supporto specialistico per le  persone con bisogni educativi speciali; su adeguate risorse finanziarie.

Inoltre il Piano dovrebbe assumere obiettivi che seppure non completamente conseguibili nel breve termine, sono indispensabili per il futuro e fra questi: un progetto di formazione dei formatori per la innovazione della didattica in presenza e a distanza e per l’uso appropriato  delle tecnologie contro il “fai da te” dell’emergenza, coinvolgendo anche l’Università; rivitalizzare il programma “Tutti a Iscol@” e  completare il programma Iscol@ che ha già censito  tutti gli edifici scolastici programmandone la manutenzione con un investimento di circa 380 milioni in parte attuato e da completare con l’assegnazione di nuovi fondi; investire per l’accesso alle tecnologie digitali per tutti e in ogni comune, risultato conseguibile  in tempi brevi con un piano emergenziale di completamento delle coperture della Banda Ultra Larga anche in wi-fi  e con adeguati supporti alle famiglie. Per questi scopi  il Sindacato ha proposto il ricorso al piano Lavoras, strumento già attivo e buono anche per dare occupazione.

  In questo contesto  serve innanzitutto un forte cambio dell’indirizzo politico dando effettiva priorità alla Scuola nel dibattito pubblico e nei programmi delle  forze politiche e sociali.  In Sardegna le condizioni di insularità e di autonomia speciale, nella situazione data, possono  determinare una opportunità di più rapida soluzione dei problemi. Coglierla è un dovere di tutti.

 

TESTO DEL DOCUMENTO

Le studentesse e gli studenti hanno il diritto di ritornare nelle classi

 Con la dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria, le scuole in Italia, come in gran parte del mondo, sono state necessariamente chiuse. La chiusura, inizialmente programmata per alcune settimane, è diventata una tra le più lunghe al mondo. Le famiglie, in primo luogo le donne, hanno gestito una condizione difficile tra lavoro, responsabilità usuali e nuovi compiti verso i figli. Il blocco delle scuole è stato applicato in modo totale e indifferenziato anche nei territori con indici di contagio molto bassi. In numerosi Paesi europei si è già realizzato il ritorno nelle scuole in condizioni di sicurezza mentre in Italia 8 milioni e mezzo di studenti e 260 mila bambini tra zero e tre anni non vi faranno ritorno se non a settembre. Peraltro i ritardi accumulati nell’adozione delle misure necessarie a tal fine mettono a rischio anche questo obiettivo.

 

Al sistema scolastico è stato affidato il compito di organizzare a distanza le attività didattiche (DAD) durante l’emergenza. Questa modalità di gestione dell’istruzione – lo si dichiara preliminarmente – può svolgere, se ben organizzata, una funzione di supplenza positiva in tempi straordinari, e di funzione integrativa in tempi di normalità. La condizione migliore dell’istruzione si realizza infatti non nella scuola “in remoto” ma nelle classi e nelle scuole fisicamente frequentate.

Il  sistema di gestione della didattica a distanza ha  evidenziato, con positive e importanti potenzialità, criticità notevoli, oggettive e soggettive, poiché ha amplificato altre annose distanze :

  • i divari territoriali che si allargano in funzione della dotazione infrastrutturale e i divari sociali tra chi può avere un buon accesso alle tecnologie digitali e chi non può. In Sardegna solo il 60% dei Comuni è servito dalla rete in banda ultra larga da 30 mbps con forti differenze fra le città e i comuni dei territori interni;
  • verso le persone con un disagio soggettivo che richiede di essere gestito con metodi e strumenti specifici e “inclusivi”;
  • fra le differenti tipologie di scuola, con maggiori difficoltà per esempio per le alunne e gli alunni degli istituti tecnico-professionali, soprattutto in alcune discipline;
  • fra le differenti generazioni, ad incominciare dalle bambine e dai bambini: hanno maggiore esposizione al disagio in quanto la loro educazione non può prescindere dagli aspetti emozionali e dalla fisicità delle relazioni; il rischio è accentuato per i bimbi ‘speciali’ che hanno esigenze peculiari educative, emozionali ed empatiche ;
  • fra l’Italia e altri Paesi europei. L’Italia ha un generale ritardo nella capacità di utilizzazione delle tecnologie digitali ed è al primo posto, fra i Paesi avanzati, per necessità di formazione ICT del proprio personale docente: il 36% dichiara di non essere sufficientemente preparato per la didattica digitale (media 17%).

La situazione descritta deve essere rapportata ai bisogni di ogni singolo territorio. Al riguardo la Sardegna deve colmare gravi lacune che, nella situazione data sono diventate più profonde . Occorre tenere presente che lo studio Invalsi del 2019 ha collocato la Sardegna all’ultimo posto nella graduatoria nazionale, per il tasso di dispersione totale, pari al 37,4%, includendovi anche il tasso di dispersione implicita (studenti che, pur ottenendo il diploma, non raggiungono un livello considerato minimo di competenze).

 

In ragione dell’emergenza a nessuno può essere consentito di dimenticare o rimuovere che l’istruzione e la formazione sono un diritto fondamentale.

 

La scuola non è solo istruzione in senso stretto; è educazione al pensiero critico il quale si alimenta del confronto tra generazioni e tra persone coetanee. La scuola è educazione a rispettare le differenze e a combattere ogni forma di discriminazione in relazione al luogo di provenienza e all’etnia; deve insegnare la parità di genere e il contrasto dell’omo-bi-transfobia.  La scuola è socialità; è un insieme di dinamiche relazionali e collettive che caratterizzano la comunità educativa nel suo rapporto con il territorio e con il contesto sociale.

L’educazione “dentro” la scuola e “nei” suoi spazi  sta alla base della cittadinanza più piena. Perciò bisogna affermare che l’uso della tecnologia digitale  non è un obiettivo in sé  stesso in quanto realizza risparmi di spesa; è invece un importante supporto metodologico didattico ma esso non può mai essere sostitutivo della funzione educativa, civilizzatrice e democratizzante della scuola, dell’Istituzione che sta e opera nella realtà materiale della vita di relazione.

La scuola dovrebbe essere  sempre più ascensore sociale. Lo era anche in passato, ma la rivoluzione tecnologica e lo sviluppo tecnologico pervasivo degli ultimi decenni hanno ampliato il bagaglio di conoscenze e competenze minime necessarie per l’entrata nel mondo del lavoro. I dati indicano che bassi livelli di istruzione implicano peggiori possibilità occupazionali e maggiori disuguaglianze: chi abbandona la scuola prima del diploma difficilmente trova un lavoro stabile. Risparmiare risorse sull’istruzione dei nostri giovani oggi significa spendere di più in welfare domani.

 

E’ quindi evidente la necessità di un rientro il più rapido possibile nelle classi, con la dovuta sicurezza. Questa deve valere per ogni tipo di scuola. Sono  inaccettabili le ipotesi di ricorso alla sola didattica a distanza nelle scuole superiori anche nel prossimo anno scolastico.   Il ritorno dovrebbe avvenire con una Scuola che si riappropria  dell’Autonomia scolastica intesa come Sviluppo e non come razionalizzazione e riduzione di spesa. In questi anni l’Italia ha ridotto la spesa per l’istruzione in quantità maggiore della diminuzione della popolazione scolastica. La politica di bilancio, dunque, deve essere cambiata.

La situazione sarda e le possibili linee di azione.

La discussione sul post emergenza Covid-19, in Italia e in Sardegna, è stata prevalentemente limitata  alla ripresa delle attività economiche, questione evidentemente importante, ma non esaustiva delle esigenze primarie del Paese. La Scuola è stata trattata come “ancella” di altro. Questo traspare anche dagli  interventi, pur necessari, come i voucher per le collaborazioni familiari e l’estensione dei congedi parentali, finalizzati ai servizi di conciliazione dei tempi di lavoro e di cura dei genitori.  La scuola, invece, deve essere valutata nell’ambito delle decisioni politiche per la sua valenza primaria.

   La scuola è arrivata ultima fra le questioni da affrontare per l’uscita dall’emergenza, come dimostra anche il fatto che solo recentemente il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) del Ministero abbia licenziato un documento con linee guida per la ripresa a settembre ma non ci sia ancora una corposa attività in corso perché le scuole siano effettivamente riaperte  in condizioni di sicurezza almeno nella data indicata.

La Giunta regionale è assente. Non ha neppure tentato di far valere la situazione sanitaria oggettivamente migliore rispetto ad altre aree del Paese e non ha usato l’Autonomia speciale  per  chiedere  almeno una parziale riapertura delle scuole già nel mese di maggio. Le differenziazioni territoriali e dei singoli istituti scolastici sono ora indicate nel documento del CTS come riferimento  per organizzare la ripresa: perché a questo criterio non si è fatto ricorso prima?

Il dato Istat sui ragazzi tra i 18-24 che hanno abbandonato la scuola prima del diploma indica un miglioramento del fenomeno: vi è una discesa dal 23% del 2018 al 18% 2019. Gli interventi effettuati nel recente passato e in particolare il programma “Tutti a Iscol@” della precedente legislatura regionale , hanno con ogni probabilità influito sul risultato. Eppure, l’Esecutivo regionale  è impegnato a depotenziare il programma Iscola varato dalla precedente Giunta. L’emergenza richiederebbe, invece, il rafforzamento di questa buon  programma che ha indirizzato verso le scuole  il più grande investimento della Regione in competenze e in moderna edilizia.

Lo stato delle Province, che hanno notevoli responsabilità nell’istruzione superiore, è da molto tempo precario e privo dei mezzi necessari.

L’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna  ha notevoli problemi di funzionamento e non ha proposto alle Scuole – d’intesa anche con la Regione, per i necessari finanziamenti – l’organizzazione di corsi sperimentali e di recupero (attività educative e ricreative, laboratori artistici, attività ludico- sportive) per il periodo estivo. Invece, avrebbe potuto proporre,  con il possibile sostegno di risorse regionali, una sperimentazione anche su base volontaria per acquisire esperienza operativa in vista della riapertura di settembre. Un fatto particolarmente grave è che Ministero e l’Ufficio Scolastico Regionale non hanno ancora avviato la impostazione coerente con le nuove esigenze per l’anno scolastico 2020/21 degli Organici del personale.

In questo contesto serve innanzitutto un forte cambio dell’indirizzo politico.  Basta con la retorica: la scuola sia davvero prioritaria. In Sardegna occorre dare luogo ad un  PATTO fra istituzioni e forze sociali da tradurre subito in un Piano operativo per il rientro a scuola  che renda espliciti gli impegni dello Stato, della Regione, degli enti locali e delle Autonomie scolastiche  ad investire e fare ogni altra azione utile, attribuisca le responsabilità degli interventi e indichi i tempi di realizzazione. Il Piano può essere  una buona opportunità anche per impostare l’Offerta Formativa delle scuole insieme agli Enti Locali. Il DPR 275/99  dispone infatti la “partecipazione di tutte le componenti….”. Dobbiamo  essere consapevoli che il buon esito  dipenderà dall’effettivo coinvolgimento del personale scolastico in tutte le sue componenti. Al riguardo sono fondamentali il ruolo e il coinvolgimento dei Sindacati.

Oggi è necessario anzitutto:

  • sapere dal MIUR e dall’USR quanti studenti non si sono mai connessi e quanti lo hanno fatto poco; chi sono questi studenti, dove vivono e quali problemi hanno avuto. Bisogna avere garanzie che ogni studente, in ogni parte del Paese e della Regione non debba subire situazioni di digital-teaching divide e di mancata continuità didattica. Tale risultato si può raggiungere in tempi brevi con un piano emergenziale di completamento delle coperture della Banda Ultra Larga anche tramite tecnologia wi-fi e garantendo alle famiglie adeguati supporti, anche finanziari,per i collegamenti.
  • riconfigurare gli spazi scolastici, adeguando le strutture, la logistica e i presìdi didattici, con la rapida messa in cantiere di manutenzioni ordinarie e straordinarie, e ricorrendo eventualmente alle strutture disponibili nei plessi chiusi in precedenza; le palestre devono essere destinate prioritariamente alle lezioni di scienze motorie.
  • utilizzare al suddetto fine l’esperienza del progetto Iscol@ e della sua Unità di Progetto che ha individuato, sperimentato e codificato procedure che consentono l’apertura di cantieri per l’edilizia scolastica in tempi rapidi e con la piena partecipazione delle comunità scolastiche e territoriali; è necessario opporsi con fermezza al tentativo della Presidenza della Regione di smantellare l’Unità di Progetto.
  • rifare daccapo la nostra rete regionale di dimensionamento scolastico secondo le esigenze di una “buona didattica” e non semplicemente di tagli e risparmio di risorse; esiste un conflitto “oggettivo” tra il piano vigente di dimensionamento scolastico e la necessità di avere classi meno numerose e con maggiori spazi pro capite. Al riguardo è positiva la posizione assunta dalle opposizioni in Consiglio regionale;
  • rivitalizzare il programma “Tutti a Iscol@”, riprendendo tutte quelle iniziative di laboratori e “scuola aperta” che hanno contribuito a rafforzare l’interesse nei confronti della istituzione “Scuola”, ma soprattutto riprendere, consolidare e intensificare i programmi relativi alla linea A del programma (inserimento di docenti per  le cosiddette “ripetizioni in classe”);
  • garantire che non manchino strutture per l’infanzia e la primaria in nessun luogo, tranne laddove numeri davvero esigui di bambini e brevi distanze consentono migliori alternative;
  • garantire che tutti i bambini e i ragazzi delle scuole superiori abbiano comunque un servizio adeguato e sicuro di trasporto scolastico; a tal fine è necessario potenziare, pianificando con largo anticipo, le esigenze di mobilità in sicurezza degli studenti nel territorio in vista dell’apertura delle scuole a settembre. In una regione a bassa natalità e densità abitativa, questo servizio è più che mai prioritario;
  • ridefinire i rapporti con il contesto sociale coinvolto, con le amministrazioni e i gestori dei servizi pubblici locali, innanzitutto, e col privato sociale accreditato, per tutti i servizi di supporto: sanificazione, figure di supporto organizzativo per la scuola, mense, fruizione di spazi culturali, ricreativi, sportivi (biblioteche, musei, cine-teatri, parchi urbani, ludoteche, impianti sportivi, ecc.).

Per questi scopi  alcune forze, come il Sindacato, hanno indicato quale agile strumento di intervento il piano Lavoras che, sotto un’apposita regia regionale da creare – per esempio, un’Unità di Missione amministrativa dedicata – coinvolga gli Enti Locali (i quali hanno interamente disponibili i 37 milioni di euro stanziati per il 2019) al fine di avviare i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria già inseriti nella programmazione triennale iscol@, 2018-2020. Attraverso il programma iscol@, infatti, sono stati censiti tutti gli edifici scolastici della Sardegna e per ciascuno di questi sono stati programmati gli interventi di manutenzione necessari a partire da quelli per la messa in sicurezza. Il fabbisogno finanziario è pari a 114 mln di euro per manutenzioni,  di 250 mln per la realizzazione delle nuove scuole e 20 mln per arredi (per circa 400 scuole). Si tratta di un fabbisogno ad oggi parzialmente coperto da fonti MIUR, e per il quale non sono state stanziate risorse da bilancio regionale.

Si può, si dovrebbe partire subito! Bisogna infatti trovarsi pronti per il rientro, per una nuova normalità con la quale dovremo convivere forse ancora a lungo e che è fatta, prima di tutto, di sicurezza. Serve, perciò, un immediato progetto di transizione dall’emergenza alla nuova fase. In questi mesi è stato accumulato un debito formativo che dovrebbe essere recuperato con attività di recupero didattico-educative, a partire da giugno e fino al riavvio, coinvolgendo Scuole, Comuni, Associazioni e operando per piccoli gruppi di ragazzi, con un focus specifico per i bambini e bambine da zero a dieci anni. E, anche al fine di dare un forte contributo  per l’abbattimento dell’alto indice della dispersione scolastica, appare indispensabile una sinergia tra  Scuola, Università (percorsi di tirocini formativi), famiglie, Associazioni del Terzo settore. Occorre, inoltre, un servizio di integrazione formativa e assistenza socio-educativa domiciliare per le alunne e gli alunni presenti in famiglie “fragili”.

Il Piano deve riguardare necessariamente una nuova programmazione delle attività e dell’offerta formativa (ritornare a “su connotu” delle Leggi sulla Autonomia delle Scuole), soprattutto se dovremo convivere ancora a lungo con il rischio sanitario, e deve riguardare il personale, gli organici: basta fronzoli ed esitazioni!

  • Il personale va incrementato – questa è una questione centrale – con procedure di reclutamento rapide, anzitutto affrontando e risolvendo la situazione del precariato, e ha diritto al giusto trattamento, soprattutto attraverso la contrattazione. Rilevanti problemi riguardano il servizio di sostegno.In Sardegna,   2600  insegnanti di sostegno  lavorano senza la Specializzazione. Sono necessari bandi annuali per la Scuola di Specializzazione per risolvere   il problema in un triennio.
  • E’ prioritario un progetto di formazione dei formatori, per un uso appropriato e consapevole della tecnologia contro il “fai da te” della fase di emergenza: l’insegnamento e l’apprendimento in presenza ed a distanza sono scienza, non improvvisazione! Occorre investire e incentivare la formazione del personale docente non solo nelle nuove tecnologie ma anche nelle nuove metodologie per una didattica interattiva e dinamica. Bisogna investire sulla nuova didattica soprattutto in presenza e, conseguentemente, a distanza, se vogliamo che da fatto estemporaneo ed urgente diventi utile e moderno supporto educativo.

Abbiamo necessità di  un nuovo modello organizzativo da costruire; e ciò significherà:

  • un maggior numero di classi con meno alunni, soluzione ottimale insieme a quella modulare non ancora consolidata;
  • una possibile suddivisione dei gruppi-classe in alternanza tra loro, con un calendario variabile di attività in presenza e a distanza;
  • un allungamento del tempo-scuola e presumibilmente – in casi eccezionali – doppi turni di frequenza;
  • un diverso allestimento di spazi chiusi e aperti, vecchi e nuovi.

E’ indispensabile garantire anche il criterio dell’inclusività rispetto alle diverse e, ora esaltate, condizioni di disagio oggettivo e soprattutto soggettivo, e perciò serve:

  • una piattaforma unica della rete digitale, che sia resa accessibile a tutti, quanto a dotazioni tecniche e servizio infrastrutturale, pianificando la formazione di alunni, docenti ed operatori alle nuove tecnologie;
  • supporto specialistico per le differenti aree del disagio, con strumenti e metodologie appropriate per le persone con bisogni educativi speciali,  con disturbi specifici dell’apprendimento, con disabilità,  che vivono in condizioni di povertà.

In conclusione: deve  essere assegnata effettiva priorità al tema della Formazione delle Cittadine e dei Cittadini, nel dibattito pubblico e nei programmi delle  forze politiche e sociali ( quando…se non in un’occasione come questa? ). Il  tema va assunto come tale dalle Istituzioni a partire dalla Regione.

E’, infine ed infatti, un dovere civico di tutte e di  tutti impegnarsi perché si diano risposte adeguate alle domande che vengono da studenti e studentesse, dalle famiglie e dal personale delle scuole. Ce lo prescrivono prima di tutto il buon senso e la Costituzione della Repubblica. In Sardegna la condizione di insularità e di autonomia speciale, nella situazione data, può determinare una opportunità di più rapida soluzione dei problemi.

Cagliari 9 giugno 2020.

Primo elenco  delle condivisioni del documento sulla scuola

Angela Aresti, insegnante

Roberta Aru, insegnante

Davide Burchi, sindaco di Lanusei

Alessandra Berry, esperta di pubblica istruzione

Francesco Berria, Fondazione Gramsci

Hansel Cabiddu, sindaco di Gonnesa

Gabriele Calvisi, ingegnere

Marino Canzoneri, Arci Iglesias

Francesca Carampin, dirigente scolastica

Massimo Carbonetta, insegnante

Antonio Carboni, sindaco di Banari

Michele Carrus, segretario regionale CGIL

Diego Casu, ex presidente Confapi

Paola Casula, sindaca di Guasila

Laura Cicilloni, insegnante

Caterina Cocco, segreteria regionale CGIL

Salvatore Cois

Piero Collu, insegnante

Mauro Congia, insegnante

Antonello Congiu, Segretario Camera del Lavoro CGIL Sud Sardegna

Andrea Corrias, circolo culturale Carbonia

Francesca Corrias, dirigente scolastica

Rita Caboni, sindacato CGIL

Maria Paola Curreli, dirigente scolastica

Antonietta Cuccheddu, dirigente scolastico

Vasco Decet, comandante di porto

Cristina Deidda, dirigente generale pubblica aamministrazione

Ilenia Delogu, insegnante

Maria Pasqua Deidda, dirigente scolastica

Elisa de Rosa, dirigente scolastica

Alfio Desogus, FISH-Sardegna ONLUS

Gloria Dessì, segreteria Cisl Funzione pubblica Sud Sardegna

Giuseppe Dessena, ex assessore regionale pubblica istruzione

Andrea Dettori, insegnante, consigliere comunale Cagliari

Ivana Dettori, presidente Amistanzia

Adriana Di Liberto, Economista della conoscenza, Università Cagliari

Gabriella Epicureo, dirigente scolastica

Maria Elena Espa, insegnante

Gianfranco Fantinel, associazione culturale Bacu Abis

Luigi Farci

Raffaele Felce, ex sindaco Quartucciu

Antioco Frau, dirigente scolastica

Mariagrazia Fois, Assessore Istruzione comune di Quartucciu

Roberto Forresu, segretario regionale FIOM CGIL

Enrico Frau, dirigente scolastico ex segretario regionale Cisl scuola

Francesco Garau, segretario regionale FILCTEM CGIL

Marcello Garbati, dirigente scolastico

Chicco Giua, medico

Giacomo Guadagnini, ingegnere

Gian Piero Liori, dirigente scolastico

Teresina Littarru, dirigente scolastico

Ivan Lai, insegnante

Raffaele Lecca, sindacato CGIL

Luigi Lotto, agricoltore

Salvatorangelo Manai, dirigente scolastico

Franco Mannoni

Mariella Marras, dirigente scolastico

Maria Paola Masala giornalista

Maria Vittoria Massidda, dirigente scolastico

Maria Luigia Mastino, dirigente scolastico

Marinella Maucioni, insegnante

Carla Medau, sindaca di Pula

Vanna Medau, insegnante

Giannarita Mele, docente Università di Cagliari

Ignazio Melis, funzionario

Ivo Melis, sindaco di Masainas

Cristian Mereu, avvocato

Lucetta Milani, imprenditrice

Roberto Murgia, avvocato

Beppe Murgia, insegnante ex segretario UIL scuola

Maria Antonietta Muroni, neuropsichiatra

Ninni Murru, dirigente scolastico

Federica Olla, Assessore istruzione comune di Gonnesa

Laura Paoni, insegnante

Ignazio Pau,ferroviere

Caterina Pes, insegnante

Samuele Piddiu, segreteria regionale CGIL

Francesco Pigliaru, economista, Università di Cagliari

Ada Pinna, dirigente scolastico

Mario Pinna, imprenditore

Giovanni Pinna, dirigente sindacale cgil

Alessandra Pintus, insegnante

Leonardo Piras, ingegnere

Daniela Piras, segreteria UIL

Alessandra Pisu, docente universitaria

Loriana Pitzalis

Anna Maria Portas, dirigente scolastica

Ilaria Portas, assessore Comune di Masainas

Carlo Prevosto, libero professionista

Roberto Puddu, sindacati CGIL

Massimo Puxeddu, insegnante

Gianni Rassu, già sindaco di Siligo

Rinaldo Rizzi, insegnante

Stefano Rombi, Università di Cagliari, Vicesindaco Carloforte

Ivana Russu, professionista, consigliere comunale Olbia

Roberto Saba, consulente senior

Anna Maria Sanna, dirigente scolastico

Gian Carlo Sanna, dirigente scolastico

Giorgio Sanna, dirigente  scolastico

Nicola Sanna, già sindaco di Sassari

Amalia Schirru, ex parlamentare

Michele Schirru, vicesindaco e assessore istruzione, comune di Arbus

Matteo Sestu, insegnante

Carlo Sotgiu, sindaco Ploaghe

Filippo Spanu, consulente di impresa

Laura Stocchino, insegnante

Angela Marina Strina, insegnante

Elio Sundas, sindaco di Santadi

Guido Tendas, dirigente scolastico

Angela Testone, dirigente scolastico

Maria Grazia Tocco, insegnante

Giampiero Vargiu, ingegnere

Franco Ventroni, dirigente pubblico

Tore Cherchi, presidenza Isprom

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