Venti giorni fa abbiamo inviato a tutti i candidati al governo della Sardegna un questionario di nove domande sulla trasparenza. Hanno risposto in cinque (nell’ordine: Andrea Murgia, Paolo Maninchedda, Vindice Lecis, Massimo Zedda e Francesco Desogus). Non hanno risposto Christian Solinas e Mauro Pili. Le domande riguardavano il percorso di studi, l’aver o meno beneficiato di condoni fiscali o edilizi, l’adesione o meno alla massoneria. Alcune di esse (curriculum e fedina penale) coincidono con le informazioni che i candidati sono obbligati a fornire comunque, in base alla legge cosiddetta Spazzacorrotti. Altre, come quelle sulla massoneria (di particolare rilevanza e delicatezza per chi, come il senatore Solinas, è anche vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia), le abbiamo aggiunte noi nella convinzione che i cittadini-elettori abbiano il diritto di sapere tutto sulle persone che si candidano a governarli.
Non è un’idea particolarmente originale. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che la privacy di un politico non può essere la stessa di un qualunque cittadino. Se devo, col mio voto, contribuire a scegliere la persona che amministrerà la comunità di cui faccio parte, ho diritto di conoscere tutto ciò che può essere utile a comprendere se posso fidarmi o no di quel soggetto. Parrebbe ovvio, eppure non lo è affatto. Tutti i candidati hanno potuto condurre questa campagna elettorale senza sentirsi porre domande sul loro passato. Anche quando emergevano “in diretta” circostanze che rendevano le risposte necessarie e ineludibili. Grazie a questo atteggiamento degli organi di informazione, il candidato del centrodestra Christian Solinas ha potuto nascondersi dietro le spalle di Matteo Salvini. Senza mai dare alcuna risposta, né alcuna spiegazione a vicende che – in altri luoghi e in altri contesti – sono state sufficienti da sole a stroncare carriere politiche ben più brillanti.
Nell’ultima settimana, fino a giovedì, questo sito è stato visitato da quasi 50mila persone. Alle quali se ne sono aggiunte e se ne stanno aggiungendo anche ora migliaia. Sono numeri molto alti per un organo d’informazione appena nato, ma si tratta anche di una piccola porzione dell’elettorato. Siccome siamo stati i soli a scrivere delle vicende di Solinas, abbiamo ragione di ritenere che ancora moltissimi lettori-elettori non ne siano informati. Ecco un riassunto di quanto si è accertato (chi vuole approfondire vada ai link dell’articolo specifico). 1) Si è accertato che nel 2006 (quando era commissario dell’Ersu, l’Ente regionale per il diritto allo studio) Christian Solinas ottenne una specie di diploma di laurea da una strana università che era stata già sanzionata in Italia per pubblicità ingannevole. 2) Si è accertato che dopo aver conseguito quel titolo privo di valore legale Christian Solinas firmò come “dottore” almeno sei delibere dell’Ersu. 3) Si è accertato di conseguenza che mentì quando, il 2 ottobre del 2007, negò di essersi mai avvalso della laurea farlocca. 4) Si è accertato che Solinas, dopo essere stato indicato dal centrodestra come candidato al governo della Sardegna, nell’ottobre scorso chiese e ottenne la cancellazione dalla memoria del giornale online Sardinia Post dell’articolo che aveva ricostruito gran parte della vicenda fin dal 2012. Un fatto, questo, addirittura confermato in un editoriale dal direttore della testata.
Alcuni aspetti di queste vicende sono stati ripresi dal settimanale l’Espresso e dal Corriere della Sera. E, sabato, Il Fatto quotidiano, ha trattato la questione della “laurea vera” di Christian Solinas, con una nuova sbalorditiva notizia: anche quella, a esaminare i documenti dell’università di Sassari, è segnata da numerose irregolarità.
Dei media locali si è occupato degli studi del candidato del centrodestra, in una occasione, solo il quotidiano la Nuova Sardegna, in un brevissimo articolo apparso a dicembre nel quale Solinas assicurò che avrebbe chiarito tutto in una conferenza stampa che mai ha convocato.
La questione della laurea farlocca non è la sola. Ce ne sono altre, recentissime. Christian Solinas ha violato la legge cosiddetta “Spazzacorrotti” pubblicando oltre il termine il suo curriculum e il suo certificato penale. Quando, con tre giorni di ritardo, ha finalmente adempiuto, ha pubblicato tre curricula diversi (due nel sito del Pds’Az, uno in quello di Forza Italia). Abbiamo così un curriculum dove Solinas conosce il sardo, l’italiano , l’inglese e lo spagnolo, uno dove non conosce più il sardo, uno dove conosce anche il francese. In tutti e tre scrive di aver conseguito la laurea in legge “vecchio ordinamento” senza precisare né in che anno, né in che luogo. Poi, pochi giorni dopo la tardiva pubblicazione, parlando con Gian Antonio Stella del Corriere della sera – e sentendosi finalmente rivolgere una domanda sul curriculum – ha risposto di non essere “né avvocato penalista, né civilista”. “Faccio lo storico del Diritto”, ha concluso. Ed ecco la nuova scoperta: lo “storico del Diritto” Christian Solinas si è laureato a Sassari il 12 dicembre del 2018, poco più di tre mesi fa. Scoperta alla quale va aggiunta la vicenda riferita da Massimo Zedda – e mai smentita – del tentativo di Solinas di ottenere una candidatura al Senato, alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, nelle liste del Partito democratico. Per poi approdare alla Lega. Altro fatto rilevante (quanto alla coerenza del candidato) del tutto ignorato.
Qualcuno affiderebbe l’amministrazione del proprio condominio un soggetto che esibiva una laurea falsa e che millanta titoli? E se la persona alla quale abbiamo affidato il compito di darci informazioni su quel personaggio in modo da aiutarci nella scelta omettesse di trasferircele, cosa diremmo al nostro consigliere dopo aver proceduto alla nomina e aver verificato la totale inidoneità del prescelto? Fate voi. E’ quanto gli elettori sardi dovranno dire al sistema di informazione isolano se, anche grazie a queste omissioni, Solinas dovesse essere eletto. E dovranno ricordarlo a voce ancora più alta quando, per graziosa concessione del Governatore, vedranno quegli organi d’informazione, e i loro editori, ricevere i fondi erogati in varie forme dalla Regione. Anziché riformare un comparto industriale in crisi, si preferisce mantenerlo in vita attraverso periodiche elemosine. Per controllarlo e condizionarlo. Atteggiamento che ha accomunato e accomuna, va detto a chiare lettere, centrodestra e centrosinistra. E di cui stiamo vedendo le penose conseguenze.
Non dare ai propri lettori tutte le informazioni utili a formarsi un giudizio su un politico è un tradimento della norma fondamentale della deontologia giornalistica: il dovere di restituire la verità sostanziale dei fatti. La par condicio è dare voce a tutti nella stessa misura. Non è cancellare le notizie di rilevanza pubblica.
Ps. Mentre scrivevamo, Solinas – intervistato dal collega Carlo Martinelli – ha tentato di far passare l’idea che i bandi a sua firma sarebbero il frutto di un montaggio. Gli abbiamo già chiesto di querelarci o di ripetere quelle sue affermazioni in pubblico in modo da consentire a noi di farlo. L’autenticità dei bandi (ancora presenti nel sito dell’ERSU) l’hanno verificata fin da ieri decine di lettori che hanno accettato di partecipare all’esperimento che abbiamo proposto. E molti altri continuano a farlo in questi momenti. Li ringraziamo. Il giornalismo, se sopravviverà, sarà salvato dai lettori.