La giovinezza artistica sarda dell’ottantenne Terence Hill

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Terence Hill, al secolo Mario Girotti, festeggia gli ottant’anni – per dirla con Gassman – con “un grande avvenire dietro le spalle”. Il pubblico della tivù ha imparato ad amarlo nei panni di Don Matteo, il sacerdote-investigatore che percorre in bicicletta i sentieri incantati e gli scorci medievali dell’Umbria.

Padre italiano, madre tedesca, Mario Girotti nasce a Venezia il 29 marzo 1939. La Deutsche Post, in collaborazione con il Bild, lo ha festeggiato con una serie di francobolli: dieci momenti della sua storia cinematografica. Ma il nome di Terence Hill è anche intimamente legato alla Sardegna. Ha trent’anni quando interpreta, negli scenari del Supramonte, le vicende di Graziano Cassitta (ovvero Mesina), affiancato da Don Backy, nel ruolo di Miguel Atienza. È il 1969, quando Carlo Lizzani dirige Barbagia, tratto da La società del malessere di Giuseppe Fiori.

Attore esuberante, ma prima ancora uomo schivo, riservato, non fatica a entrare in sintonia con la figura-simbolo del banditismo sardo. Ed ecco il personaggio dagli occhi di ghiaccio, protagonista dei conflitti della società agropastorale. Un mondo misterioso e tragico che rimanda a Banditi ad Orgosolo, il capolavoro di Vittorio De Seta, ma anche a Proibito, di Mario Monicelli, disamistade dagli accenti deleddiani, con Mel Ferrer, Amedeo Nazzari e Lea Massari.

L’immaginario collettivo del cinema Mario Girotti lo vive fin da ragazzo. Interpreta un garibaldino nell’affresco di Luchino Visconti, Il Gattopardo, dall’opera grandiosa di Tomasi di Lampedusa. Il successo arriva insieme a Bud Spencer, con gli spaghetti western e le sgangherate avventure che conquistano il pubblico. Risate spensierate ma anche pellicole d’autore. Terence Hill frequenta i più grandi registi: da Dino Risi a Mauro Bolognini, da Citto Maselli a Gillo Pontecorvo. Diretto proprio da Pontecorvo, 1957, appena 18enne, è nel cast de La grande strada azzurra, sceneggiato da Franco Solinas e tratto dal suo romanzo Squarciò. Il film – protagonisti Yves Montand e Alida Valli – si gira in Dalmazia, ma Solinas racconta la sua isola. È La Maddalena, meraviglia di mare e coste, che fa da sfondo al dramma. La maledetta storia vera di Squarciò, ucciso dall’esplosivo che usa contro i pesci, mentre “il cielo è coperto di nuvole basse che tagliano a metà la luce del sole appena sospeso sull’orizzonte.”

Attilio Gatto