“In Sardegna le notizie ti cascano addosso, devi solo pubblicarle. E già così stai facendo un giornale alternativo”, chiosava Giovanni Maria Bellu il 12 febbraio del 2012 al Teatro Massimo di Cagliari. Avevamo organizzato un incontro con i lettori che da poche settimane erano rimasti orfani di Sardegna24. La partecipazione fu incredibile e per niente scontata, visto il tema che ritenevamo non propriamente popolare: l’ecologia dell’informazione. E invece successe un mezzo miracolo che smentì le nostre titubanze. Pensavamo di dover accogliere qualche decina di soldati fantasma Viet-Cong e invece arrivò il pubblico dei Blues Brothers alla sala grande del Palace Hotel sul lago Wazzapamani. Fu un affettuoso e catartico abbraccio collettivo.
Oggi Giomaria (il quale, non amando i riflettori, mi perdonerà per la citazione) potrebbe tranquillamente pronunciare quelle stesse parole e nessuno potrebbe smentirlo. Perciò, obnubilati in egual misura dall’incoscienza e dalla passione infinita che abbiamo per il nostro mestiere, con un gruppo di colleghi (Monia Melis, Maria Giovanna Fossati, Piero Loi, Massimo Manca, Raffaele Angius) abbiamo deciso di fondare una nuova testata. Si chiama Indip, si occuperà di inchieste, reportage, interviste e approfondimenti secondo i princìpi dello slow journalism, non avrà pubblicità né sponsor pubblici o privati e men che meno un editore. O meglio: gli editori saranno i lettori. Cioè voi. Per questo abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding da 25mila euro (e ne abbiamo già raccolti 22.254 grazie a 422 lettori-abbonati) perché puntiamo ad un azionariato popolare grazie al quale Indip potrà muovere i primi passi e andare online. Tutti possono diventare editori, basta cliccare qui.
Il progetto, con tutta sincerità, non ha niente di rivoluzionario. Più semplicemente, l’obiettivo di Indip è solo uno: dare notizie. E farlo bene. Non è difficile: basta garantire ai lettori dei servizi basati su accuratezza, precisione, obiettività. Non saremo schiavi dei ‘click’ e non ci faremo dettare l’agenda dai ‘social’. Vogliamo instaurare un dialogo continuo con i lettori – per questo vogliamo organizzare, periodicamente, degli incontri tra redazione e abbonati – e grazie alla piattaforma inleaks.it, già attiva, tutti potranno inviare documenti in modo assolutamente anonimo grazie al dark web. Crediamo che il nostro progetto sia chiaro, utile, necessario. A livello regionale non ci sono altri ‘esperimenti’ del genere, quindi siamo consci del fatto che sia un salto nel buio. Lo sappiamo. Buttatevi con noi.