Vittore Bocchetta, una vita partigiana dalla Sardegna all’America

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Vittore Bocchetta

Vittore Bocchetta, nato a Sassari il 15 novembre del 1918, trascorre l’adolescenza e la giovinezza a Verona, dove tutt’ora vive, e buona parte della sua vita adulta tra l’America Latina e gli Stati Uniti. Membro del comitato di liberazione nazionale, nel 1944 viene arrestato e deportato in Germania, prima nel campo di concentramento di Flossenbürg, poi nel sottocampo di Hersbruck. Nell’aprile del 1945, durante un trasferimento, riesce a fuggire. Rientra in Italia nel giugno del 1945.

Chiamato a far parte da indipendente di quella “Commissione di epurazione” che dovrebbe rimuovere dagli uffici pubblici i personaggi compromessi col regime, non ne condivide la “prudenza” e, disgustato dal riemergere in ruoli chiave di personaggi compromessi col regime, lascia l’Italia nel 1949. Va prima in Argentina e in Venezuela (dal 1949 al 1958), poi negli Stati Uniti, a Chicago (dal 1958 al 1986).

In America Vittore Bocchetta deve letteralmente inventarsi una nuova vita. È laureato in filosofia, ma i titoli accademici italiani non sono riconosciuti. Così a Buenos Aires trova lavoro come operaio in una fabbrica di ceramiche e scopre un talento che non immaginava. Diventa scultore. Crea piccole statuette da collezione che hanno un buon successo commerciale, realizza una mostra dei suoi lavori, avvia un suo laboratorio. Ma nel 1954 l’instabilità politica argentina lo obbliga a trasferirsi in Venezuela dove prosegue la sua attività di artista, dipinge murales e crea modelli in scala, schizzi e progetti per alcuni dei monumenti per il Parco-memoriale del Paseo los Illustres a Caracas.

Anche in Venezuela il clima politico e sociale non è favorevole sotto la dittatura di Pérez Jiménez. Il colpo di Stato del 1958 lo obbliga a lasciare Caracas, dove abbandona tutte le sue opere, per trasferirsi negli Stati Uniti. Si ritrova a Chicago. Non conosce l’inglese, i suoi titoli e le sue referenze non contano. Deve ricominciare. E si rimette anche a studiare, fino a ottenere un incarico di insegnamento di spagnolo al Saint Xavier College, cui seguiranno negli anni successivi cattedre di spagnolo e letteratura spagnola in altre università (Indiana University, Roosevelt University, University of Chicago, dove ottiene il Ph.D. in lingue e letterature romanze, Loyola University Chicago). Riprende la produzione di statuette commerciali, ma finalmente passa alle sculture di dimensioni maggiori, come il Daedalus (del 1964) che considera la sua prima vera e propria opera d’arte.

Utilizza vari materiali come bronzo, acciaio inox, alabastro, marmo. Fonde lui stesso i suoi bronzi e giunge al processo di creare una «pelle» di metallo fuso su un’«anima» di poliestere. Alcune delle sue sculture del periodo 1965-1971 fanno parte della collezione permanente del Chicago Public Library Cultural Center. Nel 1969 la sua prima mostra personale negli Stati Uniti, a Detroit. Dal 1970 al 1973 espone ripetutamente nel John Hancock Center appena inaugurato.

Rientrato a Verona nel 1986, ha realizzato una nuova grane opera, Il Cipresso, un obelisco di acciaio inox di oltre 7 metri, in ricordo dei sei giovani che il 17 luglio 1944 assaltarono il carcere degli Scalzi per liberare dai nazifascisti il sindacalista e politico Giovanni Roveda. La scultura è stata inaugurata il 25 aprile 1988, anniversario della liberazione dell’Italia dai nazifascisti, proprio nel terreno dove si trovava il carcere. Così come il 25 aprile 1989 è inaugurato nel largo antistante il monumento a don Chiot, cappellano del carcere.

Dal 1989, stabilitosi definitivamente a Verona, ha continuato attraverso la scrittura e l’arte a lavorare a difesa della memoria della Resistenza. Dal 2001 viaggia ripetutamente in Germania dove un gruppo di intellettuali ha fondato l’associazione Freundeskreis Vittore Bocchetta Non Dimenticare che promuove la sua partecipazione a varie iniziative come testimone e vittima del periodo nazista. Dal 2003 le sue sculture e pitture sono esposte in varie città tedesche con una mostra itinerante. L’8 maggio 2007 partecipa allo scoprimento della sua scultura Ohne Namen (Senza nome) nel sito del campo di sterminio di Hersbruck da cui si era miracolosamente salvato nel 1945.